giovedì 22 dicembre 2016

L'ECONOMIA TEDESCA ovvero COME MANDARE IN ROVINA FRANCIA E ITALIA

DATI E RIFLESSIONI SULL’ECONOMIA TEDESCA
[SCHEDA di Beppe Vandai per RISORSE – Treviglio]

Con la scheda offro alcuni dati sul quadro macroeconomico tedesco e sulla sua dinamica. In essi si rispecchiano le scelte di politica economica fatte in Germania da dopo la riunificazione e dall’introduzione della moneta unica. I dati sono scelti soprattutto in base alla loro rilevanza per il commercio estero tedesco in generale, verso l’eurozona in particolare.
Nei paragrafi da I a VI troverete soprattutto dati. Negli ultimi due (VII e VIII) azzardo alcune stime sull’impatto della politica economica tedesca sia sulla manifattura che sull’occupazione in Germania e nell’ Eurozona. I dati e le stime mi portano a concludere che siamo di fronte ad un mercantilismo competitivo aggressivo e senza dubbio pernicioso per l’integrazione europea.

mercoledì 21 dicembre 2016

Traduzione da MAKROSKOP - CONGIUNTURA NOVEMBRE 2016 - SEMPRE STAGNAZIONE

Makroskop
Analisi critica di politica ed economia
(Traduzione di Michele Paratico)

La congiuntura economica tedesca ed europea nell’autunno 2016: tutti i segnali indicano una continuazione della stagnazione 
–  1  –  La Redazione – Mercoledì 9 Novembre, 2016

Quasi inosservati dal pubblico tedesco gli indicatori della congiuntura economica  tedesca in settembre sono risultati di nuovo molto deboli. Dopo che in questo mese si è largamente celebrato l’andamento positivo dell’indice ifo [che segnala la congiuntura in base alla valutazione soggettiva di un vasto campione di operatori di tutti i settori economici, ndt.], la stampa specializzata non vuole capire che questo non è ancora il punto di svolta.

Si può tuttavia scommettere già adesso, che l’Ufficio Statistico Federale il 15 novembre, alla presentazione dei primi dati del PIL nel terzo trimestre, parlerà di nuovo di una economia tedesca in crescita. E naturalmente i media tedeschi celebreranno ancora questi dati come una nuova prova che il motore dell’economia tedesca sta rombando.

Con la sua stima flash di uno 0,3% di crescita (riferita al trimestre precedente) Eurostat ha prestabilito per l’Eurozona la direzione, prima ancora che i risultati della produzione nel terzo trimestre dei maggiori paesi come la Germania fossero disponibili. Non è importante cosa gli indicatori economici mostrino, la cosa principale è che si possa annunciare una crescita. La Spagna naturalmente sapeva esattamente che il suo PIL nel terzo trimestre è cresciuto dello 0,7% (rispetto al trimestre precedente), poiché il PIL in Spagna cresce invero sempre dello 0,7% o dello 0,8%. Questa è, diciamo, una legge di natura.

martedì 20 dicembre 2016

EUROZONA: ARENA PER LA CONCORRENZA TRA LE NAZIONI (come la pensano gli economisti tedeschi)

TRADUZIONE DA
ZUM PARADIGMA DES STANDORTWETTBEWERBS [ Circa il paradigma della concorrenza territoriale ]
di Horst SIEBERT,
Tübingen (Mohr Siebeck) 2000
PRIMO CAPITOLO
Das Konzept des Standortwettbewerbs [ Il concetto di concorrenza territoriale ]

Pagg. 7 – 9
„ La concorrenza territoriale [“allocativa” potrebbe essere anche una traduzione altrettanto adeguata, NdT] è la concorrenza, nello spazio, tra luoghi, città, regioni e nazioni. Ha luogo a tre livelli:
*Le imprese sono in concorrenza tra di loro con i propri prodotti sul mercato mondiale dei beni.
**Le regioni o gli stati sono in concorrenza tra di loro sui mercati internazionali per i fattori della produzione mobili, ovvero per il capitale mobile, il sapere tecnico mobile e le forze lavorative qualificate.
***Infine, pure i fattori della produzione immobili, soprattutto la forza-lavoro immobile, meno qualificata, è collocata in contesti e correlazioni complesse di concorrenza internazionale (Figura 1).
*Le imprese possono aumentare il loro guadagno se vendono nel mondo i loro prodotti con successo. **I governi massimizzano la utilità dei cittadini o la propria; possono fare questo nella misura in cui riesce loro di attirare o di trattenere nel Paese i fattori mobili della produzione. Infatti, se i fattori mobili della produzione giungono e rimangono, diventano più favorevoli le occasioni di reddito per il fattore della produzione lavoro che non è mobile. Perciò aumenta la probabilità che un governo venga rieletto. ***Infine, i lavoratori massimizzano la loro utilità in quanto gli elementi base della loro funzione di utilità sono il loro livello di reddito da lavoro e la sicurezza dei posti di lavoro.

IL PAZIENTE ITALIANO

IL PAZIENTE ITALIANO: L’ANALISI DI HEINER FLASSBECK SULLE RAGIONI DELLA CRISI ECONOMICA IN ITALIA                                                                     

                                                                     da MAKROSKOP


di Heiner Flassbeck, 29.07.2016
Traduzione di Michele Paratico
Tutti parlano dell’Italia e delle sue banche. Qui noi analizziamo la sua drammatica situazione a livello macroeconomico. È necessario comprendere questa situazione per capire il dramma delle banche italiane. Effettivamente l’Italia è molto malata. Ma la malattia non è solo italiana. L’Italia è solo la più grande vittima di un vero e proprio attentato all’intelligenza economica.
Nelle scorse settimane abbiamo riportato alcune analisi sugli sviluppi politici in Italia e vogliamo completare il quadro attraverso un’approfondita analisi macroeconomica del paese, mettendolo a confronto con i suoi vicini più importanti (Francia e Germania).
Nei confronti di nessun paese europeo i tedeschi hanno un così evidente schema di pregiudizi, come verso l’Italia. Nel cervelletto dei tedeschi è difficile accettare che nella Bella Italia, dove per la maggior parte del tempo regna la dolce vita, quando si prendono in seria considerazione i numeri, si siano registrate nel passato impressionanti performance economiche. Il Paese, con la Lira cronicamente debole e l’alto debito pubblico, sarebbe stato inefficiente già da prima dell’euro. Fatto diventato poi lampante con l’Unione monetaria europea. Questo il pregiudizio diffusissimo in Germania.

lunedì 19 dicembre 2016

TRADUZIONE DA MAKROSKOP

Makroskop
Analisi critiche di Politica ed Economia


EUROZONA |       23 / 09 / 2016       
                    

Polveriera   Italia

di Heiner Flassbeck                                                       [ Traduzione di Michele Paratico ]


Il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha criticato d’acchito il vertice informale dei capi di governo di Bratislava. E con ragione. Questo modus operandi mostra quanto sia profonda la crisi in Europa e specialmente in Italia. Tuttavia alcuni, al Nord, giocano ancora allegramente col fuoco sotto la polveriera Italia.

È già abbastanza degno di nota che il primo ministro di un importante stato europeo parli apertamente di insuccesso dopo un vertice. La Süddeutsche Zeitung (quotidiano di Monaco, ndt.) ha descritto e commentato  il disaccordo tra i tre membri fondatori della EU come segue:

“Il primo ministro Matteo Renzi si é rifiutato di comparire insieme alla cancelliera Angela Merkel perché la Germania non sarebbe disposta a ritirare l’imperativo dell’austerità, facendo così precipitare l’Europa nella povertà. Renzi ritiene che, come viene richiesto ovunque in Europa, in tal modo non ci potrà essere un nuovo inizio per l’Europa – un’affermazione sfacciata”.

Che la Süddeutsche Zeitung si butti a pesce nella tenzone e respinga le critiche italiane è chiaro e naturale. L’autrice dell’articolo, Cerstin Gammelin, si picca di sostenere che non si possa parlare di politica dell’austerità né in Germania, né nel resto dell’Europa. „Al contrario“, dice, „la Germania spende oggi così tanto come nessun altro paese della EU.”

venerdì 16 dicembre 2016

SULL’ESITO DEL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE 2016



[Riflessioni di Beppe Vandai]



         Anche se non si vede, queste riflessioni sono listate a lutto, il lutto per una buona riforma costituzionale bocciata dall’elettorato. Niente paura però, si tratta di un lutto già elaborato… di chi già guarda avanti. 

Scrivo queste note dopo la discussione di mercoledì sera in Volta La Carta!!, seguendo la falsariga della mia relazione e recependo anche alcune interessanti osservazioni fatte da altri voltacartisti. Cercherò anche di suddividere nel modo più chiaro possibile il mio ragionamento.


*                *                *


A ) Un dramma democratico si è consumato. Il corpo elettorale ha pronunciato un verdetto inequivocabile, contrario a quello espresso dalla maggioranza parlamentare. Siamo cioè di fronte ad una delegittimazione di fatto del Parlamento, oltre che del Governo. Le dimissioni di Renzi sono dunque una logica conseguenza, nel gioco democratico. Si pone però anche la questione di come questo parlamento possa restare in carica.

Non sono un costituzionalista, tanto meno un comparatista del diritto costituzionale. Credo però che, ora, dopo il referendum, la questione della legittimità di questo parlamento vada sollevata. Infatti, una riforma costituzionale di un notevole portata, votata per tre volte sia dalla Camera che dal Senato, è stata sonoramente bocciata dal corpo elettorale. Le dimensioni del NO suonano come un vero ceffone.

CONSIDERAZIONE SU 25 ANNI DI CRISI POLITICA



[ Scheda di Beppe Vandai per Volta La Carta!! ]


*** PRIMA PARTE ***


Gli ultimi venticinque anni di vita politica nazionale sono una storia di discesa agli inferi, di autoconsunzione delle basi di una democrazia moderna e di affermazione dell’oclocrazia, concetto e termine che sta a significare “democrazia populistica”. Non lo uso per far mostra di una cultura classica. Il fatto è che già nell’antica Atene prima, e nell’antica Roma poi, il fenomeno era ben conosciuto. A coniare il termine “oclocrazia” fu Polibio, nel 2° secolo a.C. È un termine forte e preciso che ben si attaglia a mio avviso alla situazione in cui ci troviamo.

Dividerò la mia analisi in due o tre parti, seguendo un ordine parzialmente cronologico e parzialmente sistematico. Nella prima mi dedicherò alla destra e alla forma ultima, più conclamata, di oclocrazia, anche se non identificabile né con la destra, né con la sinistra: il M5Stelle. Nella seconda invece mi occuperò della sinistra.

Perché questa suddivisione? Penso sia quella giusta perché la forte spinta alla destabilizzazione e decostruzione della democrazia così come la avevamo conosciuta in Italia dal 1945 all’inizio degli anni ’90, sia stata opera della destra. È stata infatti la destra ad agire, mentre la sinistra si è aimè occupata solo del reagire. Il salto al M5S si impone poi per via di forti elementi di continuità tra l’azione della destra ed il modo di attaccare la politica tradizionale da parte dei pentastellati. Anche se l’obiettivo della loro polemica e della loro azione politica spesso è stato Berlusconi ed il suo sultanato, il modus operandi del M5S è per molti versi omologo a quello della destra italiana negli ultimi 25 anni.